The Key of the Kingdom

A partire dal 1800 in Germania e Regno Unito nascono le transformation playing cards, ossia delle carte da gioco ridisegnate in modo che i semi vengano inglobati in una scena di senso compiuto.
Nel 1992 l’illustratore Tony Meeuwissen realizza un mazzo di questo tipo per il V&A Museum of Childhood di Londra. L’ispirazione per la trasformazione grafica delle carte è data dalle nursery rhymes, rime o filastrocche o canzoncine per bambini tipiche della tradizione anglosassone. Il risultato, che a giusta ragione ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, è The Key of the Kingdom.

Il titolo del lavoro di Meeuwissen deriva dall’omonima nursery rhyme:

This is the key of the kingdom.
In that kingdom there is a city.
In that city there is a town.
In that town there is a street.
In that street there is a lane.
In that lane there is a yard.
In that yard there is a house.
In that house there is a room.
In that room there is a bed.
On that bed there is a basket.
In that basket there are some flowers.
Flowers in a basket,
Basket on the bed,
Bed in the room,
Room in the house,
House in the yard,
Yard in the lane,
Lane in the street,
Street in the town,
Town in the city,
City in the kingdom.
Of that kingdom this is the key.

 

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Ogni carta illustrata corrisponde a una filastrocca, e tutte sono raccolte nel libro che accompagna il mazzo. Ma l’incanto non finisce qui. Un’altra rima di 18 versi nasconde gli indizi con cui si possono individuare alcune carte, decodificarne il senso e scoprire un messaggio segreto. Il premio per arrivare alla soluzione era una chiave d’oro (e anche un bel gruzzoletto).

In un’intervista Tony Meeuwissen ha descritto il suo lavoro così: Le cose che disegno e dipingo sembrano reali – hanno luci e ombre – ma sono stilizzate quel tanto che basta a inserirle in una situazione inattesa o irreale. Cerco di creare immagini che siano belle ma che abbiano anche una certa ironia.
Un disegno così pieno di dettagli da diventare irreale, un testo che si immerge nelle immagini e ti costringe a esplorarle con attenzione. Sono caratteristiche che ho ritrovato in Locke&Key, una serie a fumetti scritta da Joe Hill e illustrata da Gabriel Rodriguez.
Dopo un grave lutto, tre fratelli si trasferiscono in un’antica villa di famiglia, Key House. Il più piccolo trova diverse chiavi che, inserite nella giusta serratura, consentono di fare cose straordinarie. Eppure c’è qualcos’altro intorno a quelle chiavi. Qualcosa di malvagio.

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Key House è disegnata da Rodriguez con una precisione estrema, quasi maniacale. Per seguire la storia, il lettore non può limitarsi a leggere: deve frugare – tra le stanze, gli oggetti, i volti e perfino i ricordi dei personaggi. Il male non è fatto di ombre indistinte e di chiaroscuri incerti, ma ha una forma precisa. Spesso si nasconde tra gli oggetti e i volti che vediamo tutti i giorni. Bisogna imparare a distinguerlo se vuole sopravvivere.

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